Comporre musica per il cinema o comporre musica cinematografica.

Si parla di “musica funzionale” quando la composizione musicale non viene scritta perché viva in sé e per sé, ma in funzione di un altro linguaggio.

A tal proposito è interessante analizzare il rapporto tra l’immagine e la musica all’interno dei film. Da sempre grazie alla musica, lo spettatore riceve la chiave di lettura di una scena. Nel cinema tutto deve essere vero, ogni elemento deve avere un referente nella realtà, tranne la musica, che resta l’unico elemento che non ha alcun rapporto con la vita reale. Tuttavia, nonostante non ci sia alcun elemento realistico, la musica da film o meglio la musica all’interno del cinema ha una funzione fondamentale perché è in grado di determinare il sentimento che lo spettatore deve provare osservando una determinata scena.

Nella storia del cinema, raramente la musica ha avuto una mera funzione di “commento musicale”, senza cioè essere parte determinante nella costruzione dell’atmosfera o dello stesso montaggio filmico. Convinzione rafforzata direttamente dalle parole di Giuseppe Tornatore, che intervistato all’Università di Salerno in occasione della rassegna Filmidea ha espresso così il suo pensiero :

Io ho sempre creduto che la musica avesse un ruolo importante nei film e che non fosse semplice cornice agli accadimenti. La musica – ha spiegato il regista – rivela tutto ciò che il racconto visivo non rende all’interno di un film; non serve solo a rendere più piacevole una storia”.

Quindi oltre ad acquisire tutte quelle competenze e conoscenze che serviranno a saper comporre musica per immagini, è necessario approfondire e raffinare la propria cultura musicale, per essere in grado di utilizzare al meglio il materiale sonoro esistente.

Secondo il critico musicale Francesco Leprino, infatti, se esistono registi che si conservano nella memoria collettiva per la perfetta unione di suono e immagine, senz’altro esistono anche compositori di musica “cinematografica”, di melodie in cui impressione di movimento e profondità quasi spaziale si adattano assolutamente al linguaggio “plastico” del cinema. Tra questi si ricorda Richard Wagner, la cui Cavalcata delle valchirie ha reso unica la scena dell’arrivo degli elicotteri in Apocalypse now di Francis Ford Coppola, oppure Gustav Mahler, il quale nell’Adagio della sua quinta Sinfonia ha dato a Luchino Visconti il perfetto accompagnamento al melanconico arrivo del protagonista di Morte a Venezia nella laguna.

(Articolo a cura di Fabio Mugnaini)